
IL DIGITALE COME PROGETTO
Introduce e coordina
LUCA BELLINGERI, Direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
PAOLO BALDI, Regione Toscana, Direttore Patrimonio culturale, Siti UNESCO, Arte contemporanea, Memoria
Come cambiano i luoghi della conoscenza: la trasformazione digitale in Toscana
La trasformazione digitale delle biblioteche, degli archivi e dei musei della Toscana era in atto, già prima della pandemia, nella sua parte più “superficiale” e meno “strutturale”: aveva a che fare con la digitalizzazione del patrimonio bibliografico/documentario/archivistico oppure con la messa a disposizione di risorse digitali (ad esempio il servizio di Biblioteca digitale “DigiToscana-MediaLibraryOnline”), di cataloghi museali accessibili on line e di visite virtuali ai musei, o ancora con l’erogazione di corsi di formazione permanente in modalità a distanza (si ricorda l’esperienza del progetto Trio della Regione Toscana). In realtà, prima della pandemia, non ci eravamo interrogati a sufficienza sul cambiamento che il digitale e le nuove tecnologie avrebbero potuto determinare in “profondità” e in termini più organici, quindi non avevamo pensato a quanto potessero impattare sulle modalità di accedere e fruire degli spazi fisici e di erogare i servizi, trasformando la stessa visione di biblioteca/archivio/museo, da luogo fisico di accesso e fruizione delle collezioni a piattaforme in grado di facilitare la costruzione di una conoscenza collettiva e condivisa, intessuta di saperi tradizionali e innovativi, di sapere essere e saper fare. La relazione intende dar conto delle esperienze e delle riflessioni attivate in questo ultimo anno e mezzo, tra gli operatori pubblici e privati del sistema della cultura toscano, nella direzione di una integrazione tra analogico e digitale, tra tradizione e innovazione, della conseguente necessità di revisione e riqualificazione dei profili del personale. In questo contesto, i fondi del PNRR e quelli legati alla nuova programmazione comunitaria 2021-2027 rappresentano una grande opportunità per il miglioramento dell’accessibilità delle nostre istituzioni culturali.
TIZIANA POSSEMATO, Direttore @Cult, CIO Casalini Libri
SHARE Family: un’iniziativa di condivisione internazionale
Linked data significa interconnessione tra dati, e dunque ricchezza informativa e capacità di potenziare l’esperienza di ricerca. Con questo principio in mente, è nata l’iniziativa Share-Virtual Discovery Environment (Share-VDE), che si è poi allargata oltre gli iniziali confini dando vita ad una comunità di istituzioni, esperti e utenti – la Share Family – che si confronta e discute gli stimoli e le suggestioni che questo nuovo contesto offre al dominio dei beni culturali, supportata dalla possibilità di mettere concretamente in pratica il frutto di tali riflessioni.
In questa presentazione, assumendo come dato l’aspetto innovativo delle tecnologie impiegate, ci si sofferma soprattutto sul valore culturale dell’iniziativa, amplificato dalla capacità di analisi e dalla esperienza di cooperazione offerte da una fitta rete internazionale di istituzioni.
JAN SIMANE, Leiter der Bibliothek, Max-Planck-Institut, Kunsthistorisches Institut in Florenz
Da Firenze al mondo – la rete internazionale di biblioteche d’arte “artlibraries.net”
Il contributo è dedicato all’iniziativa di riunire virtualmente i cataloghi di biblioteche d’arte e di musei, nata a Firenze attorno all’anno 2000. lo scopo era ed è ancora quello di creare una bibliografia virtuale specializzata in storia dell’arte. Il punto di partenza era un piccolo gruppo di biblioteche tedesche tra cui anche quella del Kunsthistorisches Institut a Firenze. In seguito a una conferenza internazionale nel 2004 il numero dei partecipanti è cresciuto negli anni successivi fino a 73, distribuiti in 17 Paesi di 4 continenti. Per la costituzione della rete di biblioteche d’arte più grande di tutta la storia hanno svolto un ruolo importante organizzazioni mondiali come IFLA e OCLC. La base operativa per la bibliografia virtuale è il WorldCat di OCLC. Nella sua versione speciale del ‘Group Catalogue’ la ricerca è limitata virtualmente ai dati delle biblioteche partecipanti mentre la base operativa contiene tutte le opzioni del WorldCat. Di conseguenza, da una parte il WorldCat è stato arricchito con dati specializzati, provenienti da biblioteche che normalmente non sarebbero rappresentate in questa banca dati. D’altra parte, tante biblioteche piccole partecipano agli sviluppi tecnici e concettuali di OCLC, come ad esempio la connessione dei dati bibliografici nella crescente rete dei Linked Open Data.
BREAK
CHIARA STORTI, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Web archiving: trasformazione digitale e conservazione della memoria
L’alluvione di Firenze del 1966 se da una parte danneggiò, talvolta irreversibilmente, migliaia di documenti della Biblioteca Nazionale Centrale, dall’altra incentivò un vera e propria mobilitazione internazionale di professionalità, rivoluzionando la concezione e l’organizzazione del restauro librario e documentario nel nostro Paese.
Per la conservazione del digitale, la pandemia da Covid-19 potrebbe rivelarsi una “nuova alluvione”: in particolare per l’Italia, potrebbe essere l’occasione per ridefinire scientificamente procedure spesso basate solo sulla ricerca empirica, per creare infrastrutture stabili e per riorganizzare la cooperazione sia nazionale che internazionale in questo settore. Da tale prospettiva verrà esaminato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nelle sue componenti riguardanti la trasformazione digitale, e si proporrà un modello decentralizzato per la realizzazione di un servizio nazionale di Web archiving, per garantire la preservazione della memoria digitale e del patrimonio culturale contemporaneo.
MICHAEL ROCKE, Nicky Mariano Librarian and Director of the Biblioteca Berenson
SPYROS KOULOURIS, Collections Services and Photograph Archivist
Pharos: archivi fotografici di storia dell’arte e nuove tecnologie digitali
La crisi sanitaria dell’ultimo anno e l’accessibilità ridotta a biblioteche ed archivi a fatto diventare sempre più urgente la necessità di rendere disponibili online gli archivi fotografici di storia dell’arte. Sono diverse le piattaforme nel web che offrono delle immagini di opere d’arte, queste però funzionano frequentemente come semplici repertori di immagini dai quali manca un’adeguata descrizione. Pharos è un consorzio internazionale di quattordici dei principali archivi fotografici storici in Europa e Stati Uniti, che dal 2013 si è impegnato a pubblicare in un unico catalogo decine di milioni di fotografie ad alta risoluzione che documentano monumenti e opere d’arte prevalentemente occidentali ma anche di altre culture. Le immagini digitali saranno accompagnate dai dati, spesso inediti, forniti dal materiale storico delle fototeche. Il progetto pilota attualmente in corso consiste nella modellazione dei dati di sei partner di Pharos, la loro riconciliazione con tesori e vocabolari, così come la loro integrazione con dati provenienti da altri enti. La trasformazione dei metadati in linked open data in una piattaforma condivisa offre nuove opportunità di ricerca, adesso impossibili con i sistemi bibliotecari tradizionali.
KLAUS KEMPF, Già responsabile dei servizi digitali della Bayerische Staatsbibliothek (BSB)
I nuovi sviluppi nel campo delle piattaforme digitali tematiche
Le cosiddette piattaforme dominano, almeno attualmente, l’economia digitale. Al centro della loro attività c’è il servizio d’intermediazione. Esse operano sostanzialmente come grandi mercati globali, e facendo incontrare al contempo offerta e domanda per prodotti/servizi. Già in epoca analogica, in effetti, la Biblioteca era sotto questo aspetto una “piattaforma” con il compito d’intermediazione. Adesso, nell’epoca digitale, almeno presso le biblioteche di ricerca, questo compito d’intermediazione continua a essere centrale, per cui anche le biblioteche hanno sviluppato varie “piattaforme di servizi”.
Ormai da svariati anni, in Germania, si stanno facendo esperimenti con le cosiddette “piattaforme tematiche”, che devono fornire, per varie materie, alla loro utenza/clientela un servizio di tipo “aus einer Hand” – da una sola fonte, nel senso del “one stop shopping”, (lett. “trovare tutto l’occorrente in un unico luogo”) – e possibilmente su misura per i fabbisogni d’informazione della relativa clientela. Sono servizi altamente innovativi, che vengono cofinanziati dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft, e sono il frutto di una stretta collaborazione tra le biblioteche particolarmente profilate, di regola specializzate in alcune specifiche materie, e la relativa “science comunity”, ossia i ricercatori stessi, le loro équipes di ricerca e/o le relative istituzioni di ricerca della materia/disciplina in questione.
Questi FID (Fachinformationsdienste) offrono, tramite le relative piattaforme, non solo accesso alle risorse d’informazione eterogenee, digitali e stampate, nonché una ricerca unica su tutte le fonti d’informazione disponibili mediante la piattaforma, del tipo discovery tool o federated research, ma anche supporto per il cosiddetto e-publishing nella vasta gamma dell’open access, la presentazione delle pubblicazioni su relativi repositories e anche un servizio d’archiviazione digitale. Last but not least, la piattaforma offre anche vari tools per facilitare la comunicazione delle scoperte e dei lavori nell’ambito della relativa “comunità scientifica”, a livello nazionale e internazionale. Naturalmente, purtroppo, non è tutto così idilliaco, giacché vi sono anche alcuni problemi che dovranno essere affrontati e risolti: mi riferisco, in particolare, agli ostacoli giuridici da superare per quanto riguarda soprattutto le tematiche del diritto d’autore e del diritto d’acquisto, relativamente alle licenze per le relative risorse d’informazione commerciali.
Questi FID, comunque, meritano tutta l’attenzione delle relative communities internazionali, perché sono prodotti importanti nel mondo digitale scientifico, e, pur essendo oggi ancora prototipi, non è lontano il giorno in cui ogni ricercatore, trovando grazie a essi l’informazione a lungo cercata, il dato mancante che completi e confermi una sua ricerca, che permetta e dimostri una sua scoperta, in quel momento, in quell’istante preciso potrà, naturalmente senza tutte le controindicazioni del povero Faust, gioire ed esclamare: “Verweile doch, du bist so schön!”
Domande
Discussione
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Paolo Baldi
Regione Toscana, Direttore Patrimonio culturale, Siti UNESCO, Arte contemporanea, Memoria
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Tiziana Possemato
Direttore @Cult, CIO Casalini Libri
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Jan Simane
Leiter der Bibliothek, Max-Planck-Institut, Kunsthistorisches Institut in Florenz
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Chiara Storti
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
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Michael Rocke
Nicky Mariano Librarian and Director of the Biblioteca Berenson
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Spyros Koulouris
Collections Services and Photograph Archivist
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Klaus Kempf
Libero studioso già direttore del dipartimento maggiore "Biblioteca Digitale" della Bayerische Staatsbibliothek